Fotografia © Enrico Frignani
Casa Scaccabarozzi
Nota più familiarmente dai torinesi come la Fetta di Polenta, si trova a Torino, nell'odierno quartiere Vanchiglia, un tempo detto Quartiere del Moschino, all'angolo fra corso San Maurizio e via Giulia di Barolo. L'ingresso dell'edificio si trova al civico 9 di via Giulia di Barolo. Il nome comune Fetta di Polenta che gli viene comunemente
attribuito, deriva dal prevalente colore giallo e dalla singolare
planimetria che ricorda molto una vera e propria "fetta". Il nome
ufficiale Casa Scaccabarozzi discende invece dal cognome della moglie dell'Antonelli (Francesca Scaccabarozzi, nobildonna originaria di Cremona)
che, oltre a dargli il nome, vi abitò per qualche anno assieme al
marito, quando nessuno voleva andare ad abitarci per paura che
crollasse, rappresentando un edificio che per l'epoca sfidava le
classiche regole in fatto di costruzioni. Il progetto di questo quartiere, edificato sui terreni di proprietà dei Marchesi di Barolo, fu commissionato nel 1840 alla Società Costruttori di Vanchiglia di cui faceva parte anche il famoso Alessandro Antonelli, progettista della celebre Mole Antonelliana. Progettata da Antonelli stesso, pare che la Fetta di Polenta
fu costruita più per scommessa che per vera esigenza. Il terreno su cui
doveva sorgere l'edificio aveva una forma trapezioidale allungata.
Questo era il risultato dello sventramento di una precedente struttura
che sorgeva lungo l'attuale corso San Maurizio demolita per creare
quella che oggi è via Giulia di Barolo. L'edificio venne realizzato in
più fasi a partire dai primi tre piani (1840), in seguito gli altri due e
infine, in una fase ancora successiva, con la realizzazione
dell'attuale ultimo piano (1881). Dopo varie fasi storiche in cui la Fetta di Polenta è passata di proprietario in proprietario, sempre con la destinazione d'uso abitativo, attualmente è adibita a casa-galleria. Per comprendere ancor meglio la probabile scommessa che Antonelli si era
prefissato di vincere, basta osservare le dimensioni dei lati di questo
curioso edificio: circa 16 metri su via Giulia di Barolo, 4,35 metri su
corso San Maurizio e appena 54 centimetri di parete dalla parte
opposta a quella del corso (parallela a corso San Maurizio e ortogonale a
via Giulia di Barolo). L'edificio è composto da 9 piani di differenti
altezze tutti collegati da una stretta scala a forbice in pietra, per
un'altezza complessiva di 24 metri. Sette piani sono fuori terra
(incluso il pian terreno), mentre due sono sotterranei ed è proprio la
profondità delle fondamenta che conferisce allo stabile la sua
proverbiale stabilità. Da notare sono i balconi e le finestre aggettanti
come i cornicioni; l'utilizzo di quest'astuzia è una soluzione
progettuale che Antonelli attuò per guadagnare il maggior spazio
possibile all'interno dell'edificio. All'ultimo piano si può invece
notare un ballatoio che corre ininterrottamente lungo i prospetti delle
facciate principali. Nel lato di 54 centimetri, per ottimizzare al
massimo lo spazio, Antonelli ubicò il condotto della canna fumaria. A causa delle strette scale che permettono il passaggio da un piano
all'altro, è impossibile portare i mobili ai vari piani, motivo per cui,
anni addietro, per effettuare tale operazione venne installata una
carrucola all'ultimo piano. Grazie alle sue profondissime fondamenta l'edificio riuscì a
resistere all'esplosione della Regia Polveriera di Borgo Dora nel 24
aprile 1852 che lesionò molti edifici della zona, in un secondo tempo al terremoto del 1887 che rase quasi completamente al suolo il quartiere ed infine fu risparmiato anche dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Una lapide sull'entrata ricorda che in questo palazzo abitò per breve tempo anche il famoso Niccolò Tommaseo, compilatore del Dizionario della Lingua Italiana, presumibilmente nel 1859, prima del suo trasferimento a Firenze. In realtà vi sono dubbi sull'autenticità della presenza storica di tommaseo in questo edificio. Durante i lavori di risanamento conservativo avvenuti tra l'agosto
2007 e il marzo 2008, in luogo della finestra esistente al piano terra
su corso San Maurizio è stato ripristinato il portone d'accesso,
nell'ottica di riconfigurare il disegno di prospetto originario e
restituire l'accesso diretto al piano strada, da sempre a destinazione
commerciale. Testo Wikipedia.
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